
Suor Teresa Pernice a 65 anni dall’abito da suora
Il noviziato il 25 marzo 1957, solennità dell’Annunciazione del Signore. Prese l’abito da suora il 25 marzo 1958. Anna Gelsomina prende il nome di Suor Maria Teresa. Ogni anno l’8 dicembre, nella solennità dell’Immacolata Concezione rinnovava i voti. Nel 1958 frequenta la scuola per infermieri, presso il Convitto dell’ospedale Santo Spirito in Roma, dove conseguirà il diploma. Sempre nell’anno 1958, nei mesi di luglio e agosto fu inviata nella comunità di Tropea in Calabria. Qui viene assegnata al reparto di infermeria, dove erano ricoverati i bambini affetti da tubercolosi. Preparandoli a ricevere Gesù Eucarestia, ed alcuni di loro preparandoli a incontrare sorella morte. In soli due mesi si distinse in modo eroico per il suo amore al prossimo e nell’accoglienza delle fragilità e delle persone bisognose. Nel 1960 viene trasferita presso l’ospedale Policlinico Vecchio di Napoli. In questa nuova destinazione, e nella nuova comunità esercita l’esercizio delle virtù. Tra le consorelle è di esempio per la sua umiltà. Amava in modo straordinario i sacerdoti, offriva per loro preghiere di riparazione e umili servizi. Tra gli ammalati e i poveri un grande amore fino a non risparmiarsi. Aveva un dignitoso rispetto, verso i medici, ubbidienza alla superiora, deferenza verso le sorelle anziane, umiltà, grande fervore nella preghiera, fedeltà alla regola, le suore viventi sue compagne testimoniano la sua vita in quel periodo. A Napoli esercitò un vero apostolato presso i malati e si mostrò religiosa cosciente della sua dignità di anima consacrata a Dio. Tutti la cercavano, in particolar modo i poveri e gli ammalati. Tutti si auguravano di averla per lunghi anni nella comunità, ma il progetto di Dio era diverso. Un gravissimo male, linfogranuloma, leucemia si manifestò apertamente nello stadio acuto al principio dell’anno 1965. Cure, preghiere, sacrifici di un anno non valsero a strapparla dalla morte. Dopo il Natale del 1965 Suor Maria Teresa, consapevole del suo stato, che viveva serenamente con gioia, ma soprattutto con il sorriso che aveva sempre contraddistinto la sua vita. Su richiesta di Mons. Aurelio Signora, prelato di Pompei ebbe la grazia di fare la Professione Perpetua nella sua camera ammalata, alla presenza del vescovo diocesano, della superiora provinciale delle consorelle, della mamma, sacerdoti seminaristi parenti, e tanti ammalati e poveri. Il 1° di febbraio 1966 pronunziò la formula dei santi voti con serenità e commovente fervore. Visse ancora alcuni giorni sempre più accesa dal desiderio di andare in Paradiso. Alla mamma che rimase al suo capezzale diede queste parole di conforto: “Mamma, vedi come sono felice di morire? Sono felice non perché non soffrirò più, ma perché andrò alla festa del Paradiso”. Presto venne il giorno da lei desiderato: il 4 febbraio 1966, primo venerdì del mese, fu per lei il “dies natalis” alla vera vita.
Il postulatore
Sac. Antonio Di Nardo